Purificare il Web e spartirsi il mondo

27Jan07

China Internet PoliceL’altro giorno Hu Jintao, leader del Partito Comunista cinese, ha giurato di voler “purificare” Internet. L’annuncio, rilanciato sulla prima pagina del Quotidiano del Popolo, arriva a seguito di un meeting del Politburo mirato alla «attiva creazione di una salutare cultura online». Ovvero, tenere sotto stretto controllo le frotte di cyber-utenti locali, ormai oltre 135 milioni (in Nord-america siamo a 232 milioni), inclusi 21 milioni di blogger—potenziale fonte di malcontento sociale, pericolo per la stabilità interna, e via di seguito. «La gestione di Internet è questione che influisce sullo sviluppo della cultura socialista, sulla sicurezza dell’informazione e sulla stabilità dello stato», ha dichiarato Mr. Hu. Nulla di nuovo, purtroppo. Simili posizioni riflettono la strategia-base del governo: sviluppare al meglio la tecnologia, tenendola però sotto stretto controllo, come pure chi la utilizza variamente. E mentre «per noi occidentali Internet rimane qualcosa di libero…la Cina è una potenza enorme che sta cambiando l’identità stessa di Internet», citando da un libro assai puntuale e lucido, I Padroni di Internet. Un gigante economico che va assecondato, meno che mai criticato o additato (come fanno un po’ tutte le testate d’informazione, anche online), pur se a rimetterci è la libertà di movimento e di espressione dei suoi cittadini. Non è forse così che i potenti del mondo si spartiscono la rete? O almeno ci provano. Come cercano di spartirsi tra loro l’intero pianeta—sempre e soltanto a danno dei propri sudditi.



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