Adhoc-crazia, culture partecipative e YouNiversity
Cos’è la adhocracy? Composto da “ad hoc” e “crazia”, il termine indica massima flessibilità organizzativa e assenza di burocrazie impedenti. Nei recenti rilanci di Cory Doctorow e Henry Jenkins, l’accezione arriva a identificare una forma di organizzazione politico-sociale dotata di poche strutture o relazioni fisse tra i partecipanti, con minime gerarchie e massima diversità. Scenario che, pur rampante nelle pratiche collaborative online, sembra stentare ad imporsi nel mondo accademico: «l’adhoc-crazia è più o meno il polo opposto dell’università contemporanea—spiega Jenkins—la quale spesso conserva rigidi confini tra discipline e dipartimenti, e costruisce perfino una serie di ostacoli legali che rendono difficile la collaborazione anche all’interno della stessa struttura». È possibile uscir fuori da questo paradigma? Sembra e si spera di sì. Jenkins cita infatti una serie di volumi apparsi negli ultimi anni in Usa—inclusi i suoi tomi del 2006, Convergence Culture e Fans, Bloggers & Gamers—che riprendono le spinte partecipative della dimensione online per affermare la centralità della networked culture anche tra gli studiosi.
Si tratta di una nuova forma di “bottom-up power”, un’interdisclipinarietà necessaria per praticare la “dinamica riconfigurazione delle discipline”. Ispirandosi direttamente a progetti quali Wikipedia e YouTube, possiamo definire “YouNiversity” tale forma di unità accademica. Da cui l’inevitabile domanda: «In che modo possiamo impostare l’insegnamento dei media studies, la disciplina maggiormente interessata alla mappatura di queste trasformazioni man mano che influenzano la vita moderna, all’interno della YouNiversity?» Per avviare la conversazione, il fondatore del programma Comparative Media Studies al MIT offre un’articolata disamina, inclusiva di dettagli sull’approccio comparativo dei suoi stessi corsi e altri esempi di collaborazioni universitarie, per concludere così: «È probabile che le riflessioni migliori avverranno al di fuori delle istituzioni accademiche, tramite le organizzazioni sociali che vanno emergendo sul Web. Può darsi che non vedremo mai l’emergere delle YouNiversity, ma YouTube esiste già. E chi vi partecipa apprende al meglio come opera il potere dei media in una società interconnessa». In altri termini, aggiunge a fagiolo Giovanni Boccia Artieri, che ha le mani in pasta proprio in una rinomata Università nostrana, quella di Urbino, «I media studies, la mediologia, hanno una centralità nel mutamento che sta avvenendo nel mondo e che avverrà nell’università. E un compito: di sincronizzare i due eventi così che il primo non prenda il volo senza l’altro». Ben detto.
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